Archivio per sperperarando la salute

mi mieto

visto che sono in pessimo stato, racconterò una cosa ridicola.

come da tradizione, nel mese di luglio andremo a farci del male alla famigerata festa in quota, qua sulle ridenti alture del piacentino-shire. ci si inerpica su per una pietraia carichi come muli, fino a giungere a quella che, dopo un’ora e passa di salita sotto il sole, sembra una replica a grandezza naturale della valle incantata… con Piedino, Tricky, la mamma brontosaura resuscitata e compagnia bella. al che, si pianta la tenda meglio che si può (la leggenda metropolitana degli ingegneri senza senso pratico è vera) e si inizia a rendersi ridicoli… inciampando nella cacca di vacca, tirando il frisbee, gonfiando materassini, suonando la cornamusa, mangiando quantità improponibili di torta di patate, abbellendo la tenda con sculture e candele, ustionandosi parti del corpo, addormentandosi con la faccia dentro a cespuglietti spinosi… tutto molto suggestivo.

quest’anno, perchè ci vogliamo bene, andremo su vestiti uguali. Bibi ha trovato su ebay uno che fa magliette con su il carrarmatino di RISIKO. e quindi, ci vestiremo da armata di risiko… con tanto di territorio e numero scritto sulla schiena. Io sono UCRAINA 69, con carrarmatino rosa… imbarazzante e allusiva!

sono troppo vecchia per certe cose

dopo le mirabolanti avventure dello scorso weekend (quando sono ormai le quattro del mattino e il barista è ormai tuo parente… al che, tira giù la saracinesca, dà dei cinque a tutti e ti autorizza a sederti a gambe incrociate sul bancone… ah, quanti ricordi), il corrente finesettimana si apre con me che bevo chinotto ed estathè al limone (religiosamente nel bricco. penso che quella bevanda sia l’oggetto col miglior packaging di sempre), con conversazione su come sarebbe bello prendersi un anno sabbatico, fare il coast to coast, andare a cercare gli echidna in australia e fare un bel falò sulla spiaggia.

ormai presi dalla malinconia, decidiamo di andare a sentire un gruppo che suona… non facciamo in tempo a parcheggiare che ci rendiamo conto di un imponente dispiegamento di polizia, elicotteri e paracadutisti fuori dal locale (tutto per controllare che il circolo facesse entrare solo la gente con la tessera… mai vero!)… terrorizzati e sgomenti (perchè si sa, il venerdì si contrabbandano organi e si alimenta la leggenda metropolitana del “mi sono svegliato la mattina dopo e non avevo più un rene”) ci dirigiamo stupidamente al luna park, dove l’unica cosa aperta è l’autoscontro (in inglese bumper cars).

io e Bibi pilotiamo una baldanzosa macchinetta in mezzo a una marmaglia di quarantenni visibilmente alterati che fanno i fighi guidando in posizioni inconsuete (tipo seduti sul bordo, con una gamba fuori, abbarbicati alla bandierina… dei mongoli). prendiamo di mira un tipo e lo sbattiamo mille volte contro i bordi, accorgendoci dopo un quarto d’ora buono che sta viaggiando con in braccio una bambina di circa quattro anni, impanicatissima e perfettamente in grado di capire di avere un padre coglione. in preda all’indignazione (e sotto una pioggia di epiteti irripetibili), decido che voglio la mia macchinina personale… ne esco quasi bene… ginocchio tumefatto e blu (perchè quando vai a sbattere, anche le tue articolazioni impattano da qualche parte… nel mio caso, nel volante… non capisco, devo essermi seduta male) e possibili emorragie interne non ancora individuate.

per fortuna, alla fine incontro Wall-E che mi consola.

non ho scuse

per chi mi immaginava latitante, rinchiusa in qualche bieca cantina bunker e impegnata a scrivere cose su bibbie ingiallite, è tutta una cospirazione governativa… la verità è che ho avuto poca fantasia e molte lezioni. sono anche stata impegnatissima ad odiare il marketing, disciplina che mi sentirei di barattare con una bella colica renale.

lo scorso weekend sono andata a scottarmi gli stinchi al mare, dove i temerari amici hanno fatto pure il bagno (io mi sono limitata ad impalarmi sulla riva, presa troppo bene perchè un polipo arancione sguazzava tra i sassi lì vicino, un vero animale da compagnia)… cena boriosissima a base di pesce e giro digestivo nella parte vecchia di Tellaro, con giovani cannaioli che ci hanno cacciato a male parole da un anfratto buio. tornati nella ridente piazzetta, astute post-adolescenti ubriachissime ci hanno mostrato le mutande, nel vano tentativo di fare il saltellino unisci-talloni alla don matteo.
il panorama mattutino ci ha ridato conforto.



di fondamentale importanza, la traumaturgica brioche (non capisco questa mia fissa nel fotografare la roba da mangiare).

lunedì, tanto per tornare bambina, sono andata in gita scolastica. perchè se si fa il laboratorio di turismo, mi pare doveroso fare l’uscita didattica. la cosa è stata subito buttata sul gastronomico andante… dopo una mattina a girare per stabilimenti termali (che faranno anche tanto bene alle alte vie respiratorie, ma di certo offendono l’olfatto), con gente sommersa nel fango terapeutico fino al collo e distinti signori in pigiama che fanno l’areosol, abbiamo visitato i boriosi alberghi di Sirmione… concludendo con un arrogante buffet al 5 stelle… metri e metri di pasticcini, vitello tonnato, tartine burro e salmone, elaboratissimi arancini e tortine. salutando Ottavio Missoni che sonnecchiava su una poltrona e con in mano una borsina regalo piena di flaconcini di acqua di Sirmione con cui irrigarci il naso, siamo andati a bere del vino in Franciacorta.

tremendi arnesi in pelle di puffo che ci hanno costretto ad indossare per visitare una spa… peccato che tutta l’igiene sia stata vanificata quando ci siamo messi a correre all’aria aperta per fotografare un allegro signore che puliva la piscina in accappatoio e croc rosa.
foto di rara idiozia con un cartello stradale per nulla appariscente.

l’ultimo weekend, invece, mi ha visto protagonista di rocamboleschi ritorni a casa alle 5 del mattino, che hanno del tutto annullato la già scarsa attività cerebrale. non contenti, siamo pure andati a ballare (in quello che spero sarà l’ultimo sabato in cui le discoteche si rifiutano di aprire le sale all’aperto)… per sopravvivere al sonno incipiente, ho bevuto un caffè, mezzo litro di coca cola e una redbull liscia (e no, non ho sofferto di areofagia… ma vi ringrazio per la preoccupazione)… nonostante tutto, ho dormito come un cucciolo di gnu ogni volta che mi hanno issato su una macchina. l’unico contributo che ho dato alla serata è stata una realisticissima e veramente fastidiosa imitazione del verso del pavone (attività in cui anche la Valeria eccelle).

attendo con trepidazione il ritorno a casa del mio compagno di merende cinematografiche per andarmi a spupazzare Ironman… in compenso, sto imparando un sacco di cose sulla ps3, vado in giro in infradito con sprezzo del pericolo e mangio continamente chupa chupa (fragola e crema… quelli agli agrumi sono intollerabili).

la sciatrice di plexyglass

filmato alla speraindio con cellulare in mano… ogni tanto rido, faccio versi e mi destreggio tra la folla. alla fine c’è il pacato Henry che saluta, quello alto vestito di bianco è Reggino che stava per travolgermi. l’arrivo è l’amena Malga Ciapela, da dove si prende la funivia per inerpicarsi sulla Marmolada (dove ci siamo procurati un poderoso mal di gambe causa neve piccia e molesta. in più, c’era vento).

settimana bianca: gastronomia variegata

lo sciatore credo sia uno dei pochissimi sportivi che mangia roba pesante e complicata. lo sciatore si alimenta male e se ne vanta, perchè sotto sotto è convinto di meritarselo… si sa, a sciare si fa fatica, si bruciano molte calorie, si prende freddo, si rischia di morire nei modi più diversi… e che cavolo, almeno a pranzo ci si deve sfogare, l’essere umano non è fatto per soffrire e rantolare tra mille difficoltà. è con questo spirito che sono andata in settimana bianca, avvicinandomi alla folkloristica alimentazione della zona alpina… in pratica, abbiamo mangiato maiale ogni sei minuti.


tra le specialità autoctone più gettonate dai discesisti di ogni età, la salsiccia con patate finisce sicuramente sul podio. non solo è ricca dei più nobili principi nutritivi (tra cui l’UNTO) ma unisce ad un sapore accattivante la semplice digeribilità (ti alzi dal tavolone di legno del rifugio, ti metti gli sci e quando cerchi di muoverti non ce la puoi fare… la sensazione di paralisi continua fino all’ora dell’aperitivo, quando tracanni uno spritz e ricominci a boccheggiare).


uova speck e patate. se come me, siete il tipo di persona che sgrassa il salume, la vicenda si fa laboriosa… ma ne vale la pena. questa sdella di roba è oggettivamente buonissima, poco importa se metà fegato finirà per soccombere sotto il peso dei grassi saturi. si può arginare il problema rinunciando a berci dietro la birra, cosa che susciterà il disprezzo di qualsiasi tedesco tutto d’un pezzo, che ti schernirà ruttando rumorosamente.


ora, io non sono una grande amante del dolce… ok, cedo di fronte a inestimabili pasticcini ma, se ho fame, penso a sgranocchiare un bel grissino e non mi avvento sui grisbì. è così che ho evitato qualsiasi tipo di strudel o torta sacher… un giorno però ho smezzato con Reggino la famigerata PALLA, anche nota come MUFLONE (il nome scientifico è germknodel… dal latino “COSA CHE PRENDERA’ VITA NEL TUO STOMACO”). la palla è tutta morbidosa e iper lievitata. al suo interno si annida un’abbondante quantità di confettura alla ciliegia. dovevo ingerirne una metà ma mi sono fermata prima… è la cosa più densa mai cucinata dall’uomo e ho il sospetto che abbia una coscienza tutta sua, dovrebbe essere usata come combustibile fossile ed estratta da apposite torbiere. se potete, evitatela.

la cronaca della settimana bianca continuerà con foto pirotecniche e video on board (che se volavo via col telefono in mano era la fine).

follie atletiche

 

ho trovato un nuovo modo per rendermi ridicola… correre per strada. ormai, se mi invitano da qualche parte, ci arrivo correndo.
immaginiamo che esco di casa, col mio pellicciotto, tutta bella truccata e pettinata, con la borsettina in mano e inizio a camminare allegra verso il punto di ritrovo con gli amici. all’improvviso, mi accorgo di avere su le onitsuka tiger (dio benedica chi le ha inventate… e anche Tarantino che le ha fatte tornare nei negozi) e inizio a correre come un’invasata, in uno sventolio di capelli, fiocchi, maniche a sbuffo e sciarpette. sembro un gomitolo che rotola fiammeggiando nella notte… o anche una povera pirla.
la gente sgrana gli occhi, i cani accennano ad inseguirmi e mi abbaiano dietro, le macchine mi strombazzano, una cosa pietosa. ci può stare vedere uno che corre per attraversare la strada, il problema è che se inizio a correre per attraversare la strada, poi non mi fermo, vado. oppure, svolto l’angolo e decido che da lì posso correre, al che parto. è del tutto irragionevole ma mi viene spontaneo.
dò il mio meglio sulle brevi distanze… penso che potrei essere un’ottima quattrocentista (anche perchè sono zero allenata e non ho mai avuto grande fiato… un test di cooper potrebbe uccidermi)… e poi correre velocissimo per piccoli tratti è molto liberatorio. fare jogging ti obbliga a stare attento a non sfondarti all’inizio, se no poi non ce la fai più… correre per strada in modo casuale, invece, è parecchio terapeutico… se vuoi correre forte, tanto meglio… in più, una bella corsa rapida permette movimenti più carini, ampi, armoniosi.
prima o poi inciamperò facendomi malissimo o mi schianterò contro una fioriera. la massima aspirazione è investire un ciclista o travolgere un le vecchiette che si tirano dietro il trolley della spesa.

il sano cibo italiano

dal natale in poi, il mio intero paradigma dell’alimentazione va in vacca.

non solo si cominciano ad aprire panettoni, ma la Valeria fa della creazione di cibo la sua missione. se ci mettiamo anche una sedentarietà scandalosa (perchè insomma devo studiare. la verità è che mi vergogno ad andare in palestra e non so manovrare gli attrezzi… me la cavo solo a correre su quella cosa per criceti bipedi), eccomi trasformata in una megattera. non ho mai capito perchè le balene si arenano sulla spiaggia… per esperienza personale, potrei ipotizzare che la voglia di vivere viene fagocitata dalle cellule adipose o e rimpiazzata da un fatalismo misto a bisogno che la provvidenza divina intervenga… tipo, dio, liberami da questo mollicciume! è dopo questa serie di tormenti e sofferenze che una persona apparentemente in possesso delle sue facoltà, arriva a compiere un’azione contraria al più comune buonsenso e in pizzeria ordina questo abominio:

mentre stavo ancora cercando di digerire, una delle mie certezze alimentari (l’insalata già lavata in busta) si è sgretolata. mi hanno informato che test scientifici sconsigliano di avvicinarsi alle invitanti accozzaglie di vegetali… perchè pare siano piene di batteri di ogni forma e colore, compresi quelli che la scienza non conosce ancora. in pratica, lo spezzettare la foglia di insalata libera cellulosa. se si imbusta nella plastica una cosa simile, l’umidità e altri misteriosi agenti danno vita a colonie di batteri e marciume vario, chiaramente tutto potenzialmente letale. io mangio in media una busta e mezza di quell’insalata tutti i giorni, come minimo non ho più l’intestino… o al suo posto c’è qualcosa che l’uomo non sa gestire. la Valeria ha immediatamente dichiarato che lei sapeva già tutto e che ha sempre deplorato l’abbandono della civile e antica usanza del lavare l’insalata e asciugarla con quel marchingegno che sembra un acceleratore di particelle, però col cestello.